Neri Parenti ha vinto, secondo noi, la battaglia contro i suoi detrattori, non facendo del film “Amici Miei- come tutto ebbe inizio” un cinepanettone.
Il film è frutto di una attenta e minuziosa ricostruzione storica (a partire dai leoni della Signoria, storia vera che pochi conoscono) in ogni particolare, dai costumi alla scenografia.
Buone le recitazioni dei protagonisti, come quelle dei molti comprimari famosi, in particolare di tutti i ruoli femminili, che forse sarebbe stato meglio sfruttare di più.
Manca tuttavia quella scintilla che ha permesso, nei decenni, ai precedenti “Amici miei”, almeno per i primi due episodi, di farne dei cult della cinematografia italiana.
Troppo lunghi ad esempio gli scherzi, che così fanno perdere il gusto tipico dello scherzo.
Il produttore Aurelio De Laurentis non ha badato a spese (si parla di 15 milioni di euro) per la realizzazione di un progetto a cui si lavorava da anni e in cui tutti hanno “profuso amore”.
Neri Parenti è consapevole che Firenze, definita dai giornalisti la loro fossa dei leoni, è la città dove il suo lavoro è destinato a incontrare più difficoltà di altre parti d’Italia nel farsi accettare. Non solo per la proverbiale diffidenza dei suoi abitanti, ma anche per un attaccamento viscerale dei fiorentini all’opera di Mario Monicelli, considerata da molti un capolavoro “sacro”, improfanabile, come risulta dalle 57 mila adesioni alla relativa pagina facebook.
“Non temiamo i fiorentini in sala – risponde De Laurentiis – Mi sarei posto il problema se avessimo fatto un sequel di “Amici miei” con gli stessi personaggi: questo invece è un film che ha lo stesso spirito dell’originale, ma dal punto di vista della regia rappresenta qualcosa che in Italia non si faceva da venti, forse da quarant’anni. Anche “Amici miei”, quando uscì, fu accolto dalle critiche, e questo creò un profondo cruccio nel mio amico Monicelli. Noi ci siamo sentiti liberi di percorrere una strada. Qualcuno dice che il film non fa ridere, ma è tutto relativo, sarà il pubblico a decidere. Veniamo qui con grande onestà intellettuale: fare l’anteprima a Firenze era un atto di rispetto, ci sembrava doveroso”.
“Il nostro film – riprende Parenti – è un atto d’amore. Ci siamo voluti avvicinare all’originale con tanto rispetto, cercando di diversificare i caratteri dei personaggi e di allontanare le vicende nel tempo. Lo abbiamo fatto proprio per evitare il confronto diretto col film di Mario e perché le nostre beffe potessero essere un po’ più ingenue”.
Rispondendo ad una mia specifica domanda sul movimento facebookiano Neri Parenti dice: “Saremmo stupidi se non considerassimo questo movimento, che tra l’altro mi sembra che abbia una rilevanza più che altro regionale ma cosa avremmo dovuto fare? Avremmo dovuto prendere il film e buttarlo via? E’ un movimento rispettabile, certo, ma ha il limite che è nato prima di vedere il film. Il lato positivo, anche in questo caso, è l’amore per “Amici Miei”: c’è chi lo dimostra pensando che non si possa profanare, e chi invece lo rifa. In ogni caso 57 mila persone non sono i 20 milioni di utenti di Facebook”.
Non poteva mancare una domanda sulla partita del calcio storico in costume: “Non abbiamo potuto fare le riprese a Santa Croce – spiega Parenti – per motivi logistici: già siamo nella fossa dei leoni, figuriamoci se bloccavamo anche il traffico. Che dire, abbiamo imbrogliato, cercando in Toscana luoghi rimasti intatti e costruendo delle scenografie a Roma per far sembrare Firenze ancora più bella da un punto di vista estetico”.
Dulcis in fundo Paolo Hendel: “Io credo onestamente che il film faccia ridere. Avevo già letto con attenzione la sceneggiatura otto anni fa, insieme agli autori storici, e quando Neri Parenti mi ha chiamato ho sentito un coinvolgimento emotivo grande. Lo stesso Monicelli, prima di morire, mi disse ‘basta che la storia funzioni e che il film faccia ridere’”.
Non resta ora che aspettare il riscontro dell’uscita del film nelle 500 sale cinematografice italiane. (fm)