Esce oggi in 320 sale italiane il film “C’è chi dice no”, presentato ieri in anteprima al cinema Odeon di Firenze, città in cui è ambientato, alla presenza del regista, Giambattista Avellino, e del cast.
La storia racconta di come tre ex compagni di scuola, oggi trentenni, ancora precari, Max, giornalista, interpretato dal bel Luca Argentero, Irma, medico, la determinata Paola Cortellesi, e Samuele, studioso di diritto, l’imbranato Paolo Ruffini, che dopo l’ultima prevaricazione, decidono di ribellarsi mettendo alla berlina i raccomandati.
Nel cast anche un grande Giorgio Albertazzi. All’inizio sembra solo un gioco, ma il piano lentamente sembra funzionare, riuscendo a trovare anche molti proseliti.
Un film che, almeno sulla carta, e per la tematica, le raccomandazioni, dovrebbe avere un buon successo.
Per il regista il film “’è come un grimaldello per raccontare temi delicati. Abbiamo ambientato la storia a Firenze perché in una città per un precario la situazione è più claustrofobica, se perdi un occasione all’università e in un giornale quasi mai c’è un’alternativa. Rispetto a Roma poi Firenze è una città piccola, che offre molte meno alternative ai personaggi e gli dà quindi maggiori pressioni”.
I Raccomandati! Scagli la prima pietra chi non è mai ricorso ad una raccomandazione, più o meno efficace: per trovare il posto di lavoro, la casa, una visita specialistica, saltando la lunga lista d’attesa, o per farsi levare la salata multa.
“Le raccomandazioni c’erano anche 50 anni fa – racconta Albertazzi, – solo che oggi si sono moltiplicate perché è aumentato il numero di coloro che le possono dare. Prima c’erano due sottosegretari, oggi ne abbiamo sette. Ma – aggiunge – non bisogna generalizzare: una cosa è segnalare chi ha talento, come ho fatto io una volta proponendo Alida Valli a Joseph Losey; un’altra è mettere tre imbecilli a fare i direttori dei teatri solo perché tuoi parenti. Credo che questo sia un buon film, girato con leggerezza. Oltre che contro il nepotismo, si scaglia contro la burocrazia che soffoca il Paese”.
Bravi tutti e tre i protagonisti, anche se Luca Argentero, ha una marcia in più.
Tutti e tre, anche il buon Paolo, livornese, hanno avuto – come ci hanno confermato i diretti interessati – qualche “problemino” nel parlare toscano, anzi nella calata fiorentina, aiutati in questo da una brava vocal choac sempre presente sul set.
Un film da vedere e che si segnala anche per il ruolo, alla fine non tanto marginale, di due bravi caratteristi, i poliziotti Edoardo Gabbriellini, altro livornese, come il regista, e di Maz Mazzotta, per non parlare di Chiara Francini, sempre più brava e bella.
Un film che forse rimarrà utopia. Ma non sarà mica che alla fine, tra tutti questi livornesi, scopriamo che Paolo Ruffini ha raccomandato il regista? (fm)