Omaggio a Claudio Zanchi, una vita per il Cinema

claudio zanchiFirenze il 7 febbraio scorso ha reso omaggio a Claudio Zanchi, il fondatore della Fice, Federazione Italiana dei Cinema d’Essai, della rivista “Vivilcinema”, del circuito toscano Atelier e anima di tante iniziative per la diffusione del cinema d’autore, scomparso prematuramente nel giugno del 2002 a Firenze.

Principalmente è stato presentato per la prima volta in Toscana il libro “Claudio Zanchi: un riformista per il cinema”, già presentato con successo in altre città italiane, e che analizza le molteplici attività di questo speciale personaggio, coautore della legge sul cinema del 1965, in vigore, seppur con alcune modifiche per oltre 30 anni, impegnato con l’Italnoleggio cinematografico, artefice dei primi tentativi negli anni 70 di programmazione esclusivamente d’essai, fino alla creazione della Fice e di tante altre iniziative.

Ma l’omaggio non si è fermato solo alla presentazione del libro, in quanto altre iniziative saranno presentate e organizzate quanto prima.

Anche Ciak Toscana vuole rendere omaggio a Claudio Zanchi.

CURRICULUM VITAE

Nato a Grosseto il 4 marzo 1933

Residente a Firenze in Borgo San Frediano.

Giornalista professionista, in pensione dal 1990.

Dal 1979 presidente della Cooperativa Atelier che gestisce il cinema Alfieri di pro­prietà del comune di Firenze e tre arene estive: Arena Belvedere (dal 1980), Arena del Palazzo dei congressi (dal 1992), Arena di marte (dal 1993).

Presidente della Controcampo Sas che ha gestito fino al novembre 1993 i cinema Principe e Fiamma (proprietà Montesi) e programma il cinema Vittoria.

Vicepresidente dell’Atelier Esercizi srì che gestisce, in associazione con l’Istituto Luce, la multisala Flora dotata di due schermi: Flora A e Flora B. (proprietà Banchi).

È socio dell’Atelier distribuzione che distribuisce in Toscana i film Academy, Mikado, IIF, Istituto Luce, IMC.

Ha partecipato, nel 1980, alla costituzione della Federazione Italiana del cinema d’essai (FICE) aderente all’Agis e di cui è stato alternativamente presidente o vice­presidente.

Attualmente è presidente.

Dal 1985 è direttore responsabile di “Vivilcinema”, rivista bimestrale della FICE diretta agli spettatori delle sale d’essai italiane (la tiratura oscilla fra le 70 e le l00mila copie per ogni numero).

Fa parte da cinque anni della giunta esecutiva dell’ANEC (Associazione nazionale esercenti cinema).

Attività precedente

Giornalismo

Dal 1959 al 1963 redattore delle pagine toscane dell’Avanti!

Dal 1969 al 1972 redattore della rivista di spettacolo “Sipario”.

Dal 1921 al 1978 giornalista presso la redazione centrale romana dell’Avanti (servi­zio spettacoli, interni, politico poi inviato)

Dal 1979 al 1990 giornalista alla sede centrale della Nazione di Firenze (redattore al servizio interni e politico, vicecaposervizio e poi caposervizio dello stesso servizio, responsabile del settore tecnologico e infine vicecaporedattore alcuni anni prima della pensione).

Cinema

Dal 1950 al 1959 attività dirigente in diversi circoli del cinema, prima a Grosseto poi a Firenze (Circolo grossetano del cinema (1950), Cineclub Controcampo (1951-53), Centro Universitario Cinematografico (1953 — 1957).

Dal 1954 al 1964 ha fatto parte del direttivo nazionale della Federazione Italiana dei circoli del cinema.

Dal 1955 al 1957 segretario nazionale dei Centri Universitari Cinematografici.

Dal 1959 al 1963 vicepresidente del Consorzio Toscano Attività Cinematografiche che programmava in quel periodo oltre 130 sale situate soprattutto in piccoli centri della regione o nella periferia delle città.

Dal dicembre 1963 al luglio 1968 è stato il capo della segreteria politica del ministro del turismo e dello spettacolo Achille Corona partecipando attivamente alla stesura delle vigenti leggi sul cinema, sulle attività musicali e sugli spettacoli viaggianti e al progetto di legge sul teatro che decadde alla fine della legislatura.

In rappresentanza del ministero dello spettacolo ha fatto parte per cinque anni del comitato esecutivo della Sezione Autonoma per il credito cinematografico presso la Bnl.

Responsabile della commissione nazionale cinema del Psi dal 1969 al 1972.

Dal 1973 al 1978 è stato consulente dell’Italnoleggio spa per il settore dell’esercizio cinematografico.

Come consulente del presidente della Commissione Cultura della Camera, Mauro Seppia, ha seguito fra il settembre del 1990 e il febbraio del 1992 l’iter legislativo del progetto di legge Carraro sul cinema contribuendo, insieme al Ministro Tognoli e alla relatrice Silvia Costa alla stesura del testo approvato alla fine della legislatura. ripro­posto dal ministro Margherita Boniver nella legislatura recentemente terminata e poi parzialmente recepito nel decreto legge convertito dal Parlamento nel febbraio 1994. E autore di numerosi articoli, saggi e relazioni di politica cinematografica.

Teatro

Ha diretto fra il 1954 e il 1957 il Centro Universitario Teatrale di Firenze.

In rappresentanza del ministro dello spettacolo ha fatto parte dal 1966 al 1969 del consiglio d’amministrazione del Teatro Stabile di Roma.

Nel 1969 ha fondato, con Roberto Guicciardini, il Gruppo Teatrale della Rocca da cui si è ritirato l’anno successivo.

Ha fatto parte per molti anni, prima come consigliere poi come vicepresidente, del consiglio direttivo della Rassegna Internazionale dei Teatri Stabili (Firenze, dal 1965 al 1982).

Attività Amministrativa

Dal 1960 alla fine del 1963 è stato Vice Sindaco (con deleghe all’istruzione, alla cultura e all’urbanistica) del comune di Bagno a Ripoli, uno dei centri confinanti con Firenze.

IL RICORDO DI GIORGIO MORALES

La Redazione di Ciaktoscana è lieta di pubblicare – in esclusiva – questo articolo scritto per noi da l’ex Sindaco di Firenze, attuale Difensore Civico della Regione Toscana, Dottor Giorgio Morales, fraterno amico di Claudio Zanchi.

Ho molti conoscenti e vari amici.

Ma mentre la conoscenza è per sua natura superficiale, l’amicizia ha diversi gradi di profondità.

Quella tra Claudio Zanchi e me era profonda al massimo grado.

E non solo perché durava da mezzo secolo (non sempre la durata corrisponde alla profondità) ma soprattutto perché era nutrita da valori, ideali, esperienze, sentimenti comuni.

Avevo conosciuto Claudio nei primi anni ’50 per via della politica universitaria che praticavamo insieme nell’Unione Goliardica Italiana (il cui leader nazionale era Marco Pannella).

Io divenni presidente dell’Organismo rappresentativo degli studenti dell’Università di Firenze. Lui entrò nella mia Giunta come incaricato per la cultura. Si occupava di cinema e teatro con grande passione e competenza.

Il cinema soprattutto era, ed è sempre stato in seguito, il suo interesse e il suo lavoro più importante.

Fondò i primi cineclub fiorentini, “Primi Piani”, “Controcampo”, “Centro Universitario Cinematografico”.

Negli anni seguenti il suo impegno si dispiegò in varie attività: riviste cinematografiche, AGIS, segreteria del Ministro dello Spettacolo e quant’altro. Fondò l’Alfieri Atelier e l’omonimo circuito. Ideò e realizzò il “Cinema sotto le stelle” al Forte Belvedere.

Il mio rapporto con lui fu sempre molto stretto, quando fui Assessore alla cultura e poi Sindaco di Firenze.

La politica fu l’altro punto in comune.

Identico il nostro percorso: da Unità Popolare di Codignola e Calamandrei, all’impegno nel PSI dopo la scelta autonomista del 1956, alla scelta della corrente di Riccardo Lombardi.

Nelle elezioni amministrative per il Comune di Firenze nel 1999 Claudio si candidò nella lista dello SDI solo per dare un contributo, non certo per essere eletto.

Io militavo nello stesso partito, sempre socialista.

Purtroppo Claudio non poté fare la sua campagna elettorale perché la malattia lo colpì subito dopo la candidatura.

Nei due anni in cui, prima di morire, fu immobilizzato in casa, non lo abbandonai e passai con lui qualche ora ogni settimana o due.

Si parlava di tante cose, ma soprattutto di politica. Ma anche di calcio e della Fiorentina.

Avevo previsto di andare a trovarlo proprio il giorno che morì.

Penso che Claudio Zanchi sia tra i fiorentini (d’adozione perché era nato a Grosseto) più importanti del dopoguerra.

Ne sono convinto anche se questa convinzione non è diffusa.

Ma sarebbe giusto riscoprirlo e ricordarlo.

Credo che così molti potrebbero condividere il mio parere.

Spero che si possa lavorare in questa direzione: lo sta già facendo la figlia Monica.

Io cercherò di dare il mio contributo, con la memoria ed i sentimenti.

                                                          Giorgio Morales

IL RICORDO
DEL GIORNALISTA E CRITICO
FRANCO MARIANI

Personalmente ho imparato a conoscere approfonditamente, e a scoprirlo piano piano sempre di più nelle sue mille sfaccettature, a metà degli anni 90, quando ho iniziato la parte “professionale” della mia attività di giornalista.

In particolare ho provato una grande gioia quando ho avuto modo, su Tele 37, in un paio di occasioni, all’interno del rotocalco quotidiano “Ieri Oggi Domani”, condotto assieme al collega Vittorio Betti, di darli la possibilità di raccontare una parte, quella forse più importante, della sua vita professionale.

All’epoca molti telespettatori tempestarono di telefonate la segreteria di redazione chiedendo la replica delle puntate.

Ricordo ancora l’emozione tra i presenti ai funerali, svoltisi in un ambiente a me e a Monica, la figlia, molto familiare, essendo la nostra parrocchia.

Non eravamo li a commemorare e a partecipare al dolore di una persona che ha svolto incarichi importanti nel mondo sociale e politico.

Eravamo li per stringerci attorno a Monica e per esprimere il nostro rammarico per aver perso, troppo presto, un caro amico, un amante del cinema…………..uno di noi.

Molti non lo sanno, ma Claudio Zanchi è stato l’artefice della legge sul cinema 1213 del 1965, testo fondamentale e, ancora oggi vigente, (almeno fino alla riforma del Ministro Urbani, anche se con qualche modifica apportata lungo questi 40 anni di “operatività”), e capo della segreteria dell’allora Ministro Achille Corona, che aveva la delega per lo spettacolo.

Claudio è stato però anche un giornalista, saggista, organizzatore di rassegne.

Soprattutto è sempre stato impegnato, in ogni modo e forma a lui possibile, a sostenere il Cinema italiano.

Credo che Monica non me ne vorrà se dico che Claudio Zanchi non ha avuto solo una figlia, ma tanti figli: Si, perché lui ha avuto tanti “figli”.

Claudio Zanchi in questo, forse, lo potremmo definire il “marinaio del cinema italiano” che in ogni “porto” ha un figlio.

Questi figliClaudio.

Basterebbe pensare, a volte, hai tanti personaggi che in mezzo secolo di vita del Cinema Alfieri di Firenze sono da li transitati negli incontri o nelle anteprime.

C’è invece chi ama ricordarlo per la sua vena polemica, o come un burbero ma generosamente disinteressato, benvolente e benvoluto, animatore di convegni infuocati con le sue posizioni, non amante del compromesso, buon ascoltatore delle opinioni di tutti.

Tutto questo è stato Claudio Zanchi.

Soprattutto, e forse a lui piacerebbe essere ricordato anche per questo, è stato un Socialista convinto, e “fervente”, fino a quando il suo “spirito” ha lasciato il suo corpo provato da un ictus, che lo aveva colpito qualche anno prima.

Se tante “stelle” oggi brillano sugli schermi italiani e all’estero, è perchè qualcuno quaggiù ha avuto un saggio e volonteroso “stelliere”, che ha permesso loro di accendersi: questo “stelliere speciale” è stato Claudio Zanchi sono i tanti attori, attrici, registi, film, e via dicendoche sono stati “partoriti” grazie al lavoro, a volte anche nascosto al grande pubblico, svolto da Claudio.

Basterebbe pensare, a volte, hai tanti personaggi che in mezzo secolo di vita del Cinema Alfieri di Firenze sono da li transitati negli incontri o nelle anteprime.

C’è invece chi ama ricordarlo per la sua vena polemica, o come un burbero ma generosamente disinteressato, benvolente e benvoluto, animatore di convegni infuocati con le sue posizioni, non amante del compromesso, buon ascoltatore delle opinioni di tutti.

Tutto questo è stato Claudio Zanchi.

Soprattutto, e forse a lui piacerebbe essere ricordato anche per questo, è stato un Socialista convinto, e “fervente”, fino a quando il suo “spirito” ha lasciato il suo corpo provato da un ictus, che lo aveva colpito qualche anno prima.

Se tante “stelle” oggi brillano sugli schermi italiani e all’estero, è perchè qualcuno quaggiù ha avuto un saggio e volonteroso “stelliere”, che ha permesso loro di accendersi: questo “stelliere speciale” è stato Claudio Zanchi.

                                                             Franco Mariani

PUBBLICO E SCHERMI
NON CRESCONO INSIEME

di
Claudio Zanchi

Dopo alcuni anni di frenetici investimenti nella riapertura di sale o nella costru­zione di multiplex da parte degli esercenti, stimolati da un nuovo ottimismo nell’espansione della domanda cinematografica e dalla politica dell’ex ministro Veltroni, è possibile oggi esaminare i dati di mercato per trarre un primo bilancio della proporzione fra l’aumento degli schermi e l’attesa crescita degli spettatori.

È vero l’assioma: più sale = più pubblico, che ha ispirato la politica governativa sul cinema e i piani delle grandi società proprietarie di multiplex? Da una ricerca svolta sulla città di Firenze, la sesta nella classifica Cinetel per biglietti venduti e per numero di schermi (40), sembrerebbe proprio di no. Il capoluogo toscano è stato scelto a campione perché si trova al centro di un quadro in forte evoluzione, che vede la trasformazione di sale tradizionali in multisale e il proliferare di progetti di multiplex in tutta l’area metropolitana, pur essendo già arrivato ad una saturazione degli schermi.

Lo scopo della ricerca era di verificare l’andamento della correlazione sale-spettatori a Firenze negli anni novanta, quando, dopo un lungo periodo di crisi, si rimette in moto il processo di espansione dell’esercizio. Sono stati presi in considerazione i biglietti venduti nel capoluogo toscano e il numero degli schermi/sale presenti in città in due anni recenti: il 1994 (l’anno da cui parte la rilevazione Cinetel) e il 1998 (l’ultimo su cui si hanno dati completi di fonte Siae), a cui si sono aggiunti i dati Cinetel ‘99 per avere un quadro più vicino possibile all’attualità. Anche se i criteri di rilevazione Siae e Cinetel differiscono – la Siae conta le sale, Cinetel gli schermi – è sembrato importante confrontare le due fonti per vedere se, pur con cifre diverse, l’evoluzione di mercato descritta fosse simile. Si è poi calcolato la media a schermo/sala dividendo il numero dei biglietti per il numero degli schermi/sala, nel ‘94, nel ‘98 e nel ‘99. È importante ricordare che nei dati Siae confluiscono tutte le proiezioni di film, in qualsiasi luogo di spettacolo avvengano, a condizione che ci sia la corresponsione di un biglietto; Cinetel invece esercita un monitoraggio sulle sale industriali ed esclude molti punti proiezione, come i cineclub o le arene, che possono essere rilevati non tanto per gli incassi, quanto per il numero di spettatori.

Pur con le prevedibili differenze numeriche, il dato significativo che scaturisce dalla comparazione dei dati Cinetel/Siae è la sensibile diminuzione della media a schermo/sala, che nel 1998 scende di 21 punti percentuali nel campione Siae, di 3,4 punti nel campione Cinetei, mentre le sale/schermi a Firenze aumentano del 30% in entrambe le rilevazioni. Dal ‘98 al ‘99 nel solo campione Cinetel la media si abbassa ulteriormente di 22 punti percentuali a fronte di un aumento degli schermi del 12%. Parallelamente, i biglietti che nel ‘98 avevano avuto un’impennata del +27% nel campione Cinetel e del + 12% nel campione Siae grazie anche all’evento Titanic (oltre a Benigni, Pieraccioni, ecc.), nel ‘99 subiscono nei dati Cinetel un arretramento del -14% nonostante un aumento del campione schermi del 12%.

Proprio per questo la diminuzione della media a schermo è molto maggiore (-22%) della diminuzione dei biglietti venduti: un numero inferiore di biglietti si distribuiscono su un numero di schermi che aumenta vertiginosamente.

I dati sugli anni recenti acquistano maggiore rilevanza se visti in una prospettiva storica e confrontati con quelli relativi ai decenni d’oro del cinema, per i quali è stato possibile attingere alla tesi di laurea della dott. ssa Gea Ducci “Il consumo cinematografico a Firenze (1950-’94)”. Attraverso la sua ricerca, compiuta sui tamburini del quotidiano fiorentino “La Nazione”, si è potuti risalire al numero effettivo dì sale industriali attive in città fino al 1994. Questo dato, che è sicuramente più vicino alla realtà dell’esercizio professionale di quanto non lo sia il dato Siae, evidenzia un picco di 44 schermi nel periodo di grande espansione del cinema, fra il ‘60 e il ‘70 (anche se il record di spettatori in Italia si ebbe nel 1955 con 819 milioni di biglietti), che poi cala con l’arrivo della crisi e si rial­za negli anni novanta fino ai 47 schermi attuali, il numero in assoluto più alto mai registrato.

Nonostante il pubblico fiorentino si sia ridotto a un quarto di quello dei primi anni set­tanta, gli schermi sono oggi 3 in più del 1970 (+6%). Il numero di schermi degli anni d’oro è stato raggiunto e superato; non altrettanto si può dire degli spettatori, come dimo­strano i dati Siae sui biglietti e le medie/sala dal ‘50 al ‘90.

Per spiegare in parte la diminuita potenzialità degli schermi fiorentini e collocare meglio la città nel suo contesto geografico, si è allargato il quadro di riferimento ai comuni limitrofi che fanno ormai parte della cintura metropolitana: Scandicci, Sesto Fiorentino, Poggio a Caiano, Lastra a Signa, Campi Bisenzio. I comuni della pianura a ovest di Firenze, dove le vie di comunicazione sono numerose e facilmente percorribili, anche se molto trafficate in certe ore del giorno, hanno assunto negli ultimi anni un peso più determinante per numero di abitanti e strutture cinematografiche. Se complessivamente la popolazione dei cinque comuni è più che raddoppiata dagli anni cinquanta a oggi – mentre quella di Firenze è in costante calo – è negli ultimi anni che si registra un salto di qualità dell’esercizio, con il rinnovamento di sale, trasformate in multisa­le e programmate con film di prima visione in contemporanea con Firenze. A Sesto da due locali continui è stata ricavata una multisala a 4 schermi (Grotta), a Scandicci e Poggio a Caiano le sale esistenti si sono rimodernate.

La diminuzione di spettatori a Firenze negli ultimi due-tre anni è sicuramente da met­tere in relazione con l’accresciuta capacità di attrazione di queste sale – non monitorate da Cinetel – che hanno aumentato notevolmente il loro pubblico, pescando in un bacino d’utenza periferico rispetto alla città.

La minaccia incombente su tutti, sia sui locali del centro che su queste nuove sale o multisale dell’area metropolitana, è in questo momento rappresentata dai progetti di mul­tiplex che sembrano aver preso di mira la piana fiorentina. A Campi l’americana Uci e la società italiana che gestisce il centro commerciale I Gigli si contendono la concessione per i rispettivi progetti di multiplex di 11 e a 16 sale, mentre nella vicina Prato è già stato approvato un complesso a 18 schermi. Ma non è tutto: la Wamer si prepara a sbarcare nel cuore di Firenze con 6 schermi nell’ex sede de “La Nazione”, e il Variety, un cinema del­l’immediata periferia chiuso da tempo, dovrebbe trasformarsi in multisala a 5-6 schermi.

Con l’offerta ipertrofica di schermi che si profila all’orizzonte, il già sfruttatissimo bacino d’utenza dell’area fiorentina rischia di frammentarsi ulteriormente, in modo simi­le a quanto è accaduto nelle zone dove un grosso aumento di schermi si è innestato su una situazione già ampiamente servita. Nell’immediato futuro è probabile che i flussi di pubblico si dirigano verso la nuova struttura, danneggiando soprattutto quelle sale dislocate in periferia o nei piccoli comuni della cintura urbana, che negli ultimi anni hanno com­piuto grossi investimenti per offrire un servizio migliore, riportando al cinema quella fascia di pubblico che rinunciava allo spettacolo in città per le difficoltà legate al traffico o al parcheggio.

Simili conclusioni si potrebbero trarre per altre città che si trovano in una situazione paragonabile a quella del capoluogo toscano, assediato da un’espansione abnorme degli schermi. La crescita di pubblico che ci si aspettava dall’aumento degli schermi non c’è stata – a dimostrazione di come la domanda di cinema sia anelastica – e la situazione non sembra destinata a migliorare nella stagione in corso, a quanto appare dai dati Cinetel. Un contributo alla comprensione dei fenomeni in atto potrebbe tuttavia venire proprio dall’allargamento del campione Cinetel, che dovrebbe essere ridistribuito sulla base dei bacini d’utenza e non più dei comuni, per adeguarsi alla nuova fisionomia dell’esercizio nelll’era dei multiplex.

(Da il “Giornale dello spettacolo” n. 9 del 10 marzo 2000 – “Pubblico e schermi non crescono insieme” di Barbara Corsi e Claudio Zanchi).

UN LIBRO PER RICORDARLO

Il libro “Claudio Zanchi. Un riformista per il cinema” pubblicato nel 2003 da Fabio Francione, per le edizioni Falsopiano, è suddiviso in quattro parti.

La prima raccoglie gli scritti e i saggi che attraversano trent’anni di politica culturale italiana, con intuizioni e annotazioni sorprendenti, che anticipano l’attualità e si rivelano estremamente lungimiranti.

Basti pensare che già nel 1963 Claudio Zanchi auspicava l’adozione di speciali tariffarie e abbonamenti per facilitare gli spettatori ad andare al cinema.

Rimangono inoltre, come pietre miliari della storica politica e culturale del nostro paese, i suoi saggi sull’articolo 28, meccanismo produttivo per esordienti o quasi, da lui sempre difeso ad oltranza che, partito con le migliori intenzioni e stato poi reso “inefficace” da una pioggia di finanziamenti.

Le altre sezioni del libro sono dedicate ai principali articoli scritti per “Vivilcinema”, la rivista della Fice, da lui fondata, e per il “Giornale dello spettacolo”.

Interessante anche la pubblicazione del suo diario relativo agli anni 1965-66, rarissima testimonianza del periodo successivo alla legge sul cinema e della sua esperienza nelle stanze del “Potere Romano”, quando fu Capo Segreteria del Ministro Achille Corona.

Qui si trovano interessanti annotazioni che rendono più comprensibili il clima dell’epoca, ed il suo “modo di affrontare” problemi e ascoltare i tanti interlocutori, finendo per anteporre la passione per il lavoro alla vita privata.

Un libro che sicuramente diverrà, per i documenti autentici pubblicati, un volume indispensabile per tutti gli studenti universitari che vorranno e dovranno studiare l’evoluzione del cinema italiano dal boom economico ad oggi. (fm)

Fabio Francione spiega come e perché è nata l’idea di scrivere un libro su Claudio Zanchi

Nel settembre 2003, durante la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giuliano Urbani presentò a grandi linee in conferenza stampa due progetti di riforma: il primo sulla censura, il secondo sulla riforma della legge sul cinema. Entrambi gli annunci avevano sollevato sui media ed in particolare sui quotidiani una ridda di prese dì posizione, per lo più di addetti ai lavori e in primo luogo attori, registi, critici e solo qualche produttore, lasciando però più al colore che alla sostanza.

Tra le voci ascoltate, pochissimi avevano notato l’assenza di uno dei promotori dei primi dibattiti, quasi quarant’anni fa, proprio su quegli argomenti, allora come oggi cosi spinosi, che portarono all’elaborazione di alcune delle riforme sullo spettacolo più durature del nostro ordinamento legislativo: basti pensare alla legge 1213/65 sul cinema – altresì conosciuta dal nome del ministro che la volle come “legge Corona” – che verosimilmente all’inizio del 2004 verrà cassata e sostituita da un decreto legislativo, la cui bozza di riforma circola da un paio di mesi a questa parte.

L’assente in questione, nemmeno tanto convitato di pietra, era Claudio Zanchi, scomparso più di anno prima.

Zanchi fu l’estensore materiale della legge 1213, nonché uno dei più profondi conoscitori dell’industria cinematografica italiana. Un dettaglio come dire non trascurabile che nessuno si fosse ricordato di lui e del suo lavoro, condotto dall’interno della segreteria ministeriale di Achille Corona in anni di grandi slanci emotivi come furono gli anni Sessanta.

Proprio a partire da questo lavoro, considerato il suo apice professionale, sono partito per la costruzione del libro “Claudio Zanchi. Un riformista per il cinema” ed attorno ad esso ho costruito, grazie anche ad un’indagine in levare tra le carte conservate ed ora disponibili nell’Archivio Zanchi di Firenze, il romanzo biografico ed Intellettuale di un uomo che aveva la forza e la coerenza di lottare per le sue e le altrui idee. Che considerava come punto di partenza per una seria discussione e di conseguenza applicazione di riforma, la conoscenza diretta – oggi diremmo – dell’intera filiera produttivo-creativa del cinema.

ALBUM FOTOGRAFICO

Si ringrazia la figlia di Claudio,
Monica Zanchi
per la concessione delle foto